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Storia
Già alla corte dei Gonzaga
La
cucina
dei
Gonzaga,
al
pari
di
quelle
dei
grandi
Signori
Italiani
del
Rinascimento,
si
segnalò
per
raffinatezza
e
magnificenza
soprattutto
tra
Cinquecento
e
Seicento,
secoli
di
splendore
di
questa
casata.
Le
consuetudini
delle
tradizioni
gastronimico-culinarie
della
corte
dei
Gonzaga,
iniziarono
ad
essere
codificate
in
secondo
regole
precise
solo
nel
tardo
Seicento,
ad
opera
del
cuoco
Ducale
di
origine
bolognese
Bartolomeo
Stefani,
autore
di
un
libro
oltremodo
moderno
per
quei
tempi:
L’arte
del
ben
cucinare
-
1662.
Attraverso
le
sue
pagine
si
impartivano
regole
igieniche
e
di
comportamento
al
cuoco
e
si
sottocuochi,
consigli
su
come
si
dovessero
preparare
le
tavole
a
seconda
delle
occasioni,
ricette,
dosi
e
tempi
di
cottura
dettagliati
e
precisi,
notizie
quasi
scientifiche
su
cacciagione,
tipologia
di
pesci
e
verdure.
In
particolare,
del
luccio
dice:
"Deve
il
luccio
essere
di
fiume,
overo
di
lago
buono
e
non
paludoso;
fra
tutti
i
pesci,
questo
dà
buon
nutrimento....
serviti
con
olio,
succo
di
limoni
e
verdure;
nello
spiedo
lardati
con
angiove,
serviti
con
salsa
di
capparini
,
code
di
gamberi,
zuccaro e aceto rosato...".
Le
testimonianze
delle
sue
pagine,
da
considerarsi
fonti
storiche
a
tutti
gli
effetti,
ci
rivelano
che
i
duchi
di
Mantova,
nonostante
la
grave
crisi
economica
causata
dalla
guerra
del
Monferrato
e
pur
prossimi
ad
una
irrimediabile
crisi
dinastica,
volessero
esibire
sino
allo
spasimo
la
grandezza
e
la
munificenza
della
loro
casata;
ad
esempio,
proprio
al
duca
Vincenzo
Gonzaga
(1549-1627),
amante
del
lusso
e
spendaccione
quanto
bastava,
lo
Stefani
fa
risalire
la
decisione
di
creare
grandi
peschiere
nelle
acque
pure
del
Mincio
per
avere
“dorate
e
luzzi”
a volontà.
La tradizione a Pozzolo sul Mincio
Piatto
tipicamente
Mantovano,
il
luccio
in
salsa
sapido
e
piccante
(con
salsa
di
prezzemolo,
capperi
e
acciughe)
che
viene
cucinato
in
varie
combinazioni,
trova
in
Pozzolo
sul
Mincio,
ridente
borgata ai confini col veronese, il suo centro ideale.
La
laboriosità
e
la
creatività
della
gente
hanno
permesso
l’elaborazione
di
gustose
ricette
gelosamente
custodite.
A
fare
il
resto
ci
pensano
le
limpide
e
pescose
acque
del
Mincio
fornitrici
della prestigiosa
materia prima
.
Sin
dagli
anni
‘50,
Pozzolo
sul
Mincio
è
conosciuto
per
le
sue
trattorie
ed
osterie
(se
ne
contano
almeno
sei
o
sette
in
un
centro
di
poco
più
di
mile
abitanti).
All’inizio
degli
anni
‘80
questo
piatto,
divenne,
inizialmente
a
cura
dell’associazione
culturale
“Il
pozzo”
e
successivamente
della
Polisportiva
Pozzolese,
protagonista
di
una
importante
e
seguitissima
manifestazione
popolare
denominata
“Sagra
del
luccio
in
salsa”
che
si
tiene
ogni
anno
l’8
settembre
in
occasione
della festa patronale della Beata Vergine.
I
ristoratori
del
luogo,
da
Nando
alla
Ancilla
(da
quest’ultima
si
è
mangiato
pesce
fin
dal
1930),
l’han
fatta
da
protagonisti
nel
divulgare
e
far
degustare
il
tipico
piatto.
Purtroppo
il
mitico
ristorante
da
Nando,
ubicato
in
riva
alla
Molinella
e
il
rinomato
ristorante
Ancilla
(che
ancora
oggi
è
possibile
vedere
raffigurata
in
un
altorilievo
di
fronte
a
quello
che
fu
il
suo
locale
mentre
tiene
tra
le
braccia
proprio
un
luccio)
sono
chiusi
e
l’unico
locale
che
propone
oggi
il
luccio
in
salsa è la Locanda Vittoria, proprio in centro al borgo.
L’altorilievo
raffigurante
‘Ancilla’
sulla
copertina
del
libro
edito
da
Sometti
(2017)
e
scritto
da
CarlaStanghellini,
ultima
proprietaria, con il marito Imerio,del Ristorante Ancilla.
Gli ambienti della Locanda Vittoria di Pozzolo sul Mincio